domenica 18 gennaio 2015

Harmattan!

Tornando ad Accra dopo le vacanze invernali abbiamo trovato una novità: quest'anno l'harmattan, il vento del deserto, è arrivato davvero, sembra di essere in Val Padana!

E' come la nebbia: cielo bianco, luce soffusa, visibilità ridotta. La differenza è che l'aria è secca e polverosa, terribilmente polverosa! Appena arrivate abbiamo dovuto aprire un poco le finestre per cambiare l'aria e subito si è fatto uno strato di polvere ovunque!
Però un vantaggio c'è: niente umidità, ci sono 34 gradi ma si sta bene.
A questo punto non so più cosa sperare: meglio respirare polvere o morire di caldo?


Siamo passati da temperature sotto zero in montagna a fine anno, al fresco di Roma alla Befana, all'estate perenne di Accra. Al controllo passaporti qui ad Accra mi hanno chiesto quanto sarei rimasta, e io ho risposto "fino all'estate!" Mi hanno guardato con incomprensione... Come italiani, e europei, la nostra vita è molto legata alle stagioni, estate = agosto, vacanze, mare..., inverno =  Natale, stivali e cappotto... e poi le mezze stagioni che non ci sono più... Sono associazioni automatiche e io faccio fatica a visualizzare le vacanze estive a dicembre dell'emisfero sud, e so che non mi potrei abituare alla mancanza di stagioni dell'Africa centrale. Molte amiche sono felici di vivere sempre al caldo ma io no, mi manca il cielo azzurro e pulito di Roma d'inverno, il piumone sul letto, l'arrivo della primavera... Siamo fortunati ad avere le stagioni!


Vivere qui è come vivere due vite parallele: quando siamo in Italia è come se non l'avessimo mai lasciata, ritroviamo casa, la famiglia, gli amici, andiamo in vacanza in montagna o al mare, e idem quando siamo ad Accra: un'altro appartamento dove ci sentiamo a casa, altri amici cari, altri viaggi, un'altra vita con i suoi vantaggi e svantaggi, ma che non si sovrappone a quella italiana. La parte più difficile sono le partenze, chiudi le valigie, chiudi casa, saluti tutti. Arrivi dall'altra parte e servono un paio di giorni per ambientarsi, per sentirsi di nuovo a casa, come se non fossimo partiti...






martedì 30 settembre 2014

De Goede Hoop: Fort Good Hope

Siamo andati al mare di sabato... pessima idea! Ci abbiamo impiegato 2 ore e mezza credo, almeno 1 ora più del solito, sia all'andata che al ritorno. Andiamo sempre di domenica perché tutti sono a messa, già dall'alba si sentono canti e discorsi eccheggiare per la città, e quindi le strade non sono troppo bloccate dal traffico e dal mercato.

Anche di domenica comunque serve circa un'ora e mezza per fare i 60 km scarsi che ci portano alla spiaggia di Tills, però la strada è talmente pittoresca che il tempo scorre veloce.
Tornando a sabato, lungo la strada il tempo si è fatto sempre più grigio e così abbiamo deciso di andare alla ricerca del piccolo forte che si vede in lontananza dalla spiaggia.

Andiamo un po' ad occhio, non c'è una strada che costeggia l'oceano, ma quando troviamo questo villaggio con la chiesa coloniale capiamo di essere nel posto giusto. (nel frattempo arriva anche il sole!)

foto da Castles & Forts of Ghana
Ecco infatti Fort Good Hope. Ci aspettavamo un rudere o poco più invece è in buono stato, imbiancato lato villaggio e con cannoni!
Scopro poi sul mio libro dei forti del Ghana che nel 1705 gli Olandesi hanno costruito un primo piccolo forte triangolare per il commercio di oro e avorio, che si è poi trasformato in commercio di schiavi ed il forte è stato quindi raddoppiato e squadrato.

Come al solito in questi villaggi l'aria non è profumata, soprattutto sul retro del forte, però vale la pena di sopportare l'odore per la vista che offre il promontorio. Che succede laggiù?

Una folla incredibile si accalca all'estremità della spiaggia.

Grandi e bambini aspettano le barche che rientrano con il pescato, con grandi bacinelle d'alluminio pronte per trasportarlo al villaggio e metterlo a seccare.

Anche il mare è pieno di barche, alcune sono parcheggiate, altre aspettano il loro turno per scaricare.

E adesso, risaliamo in macchina e andiamo a goderci la meritata spiaggia!



giovedì 5 giugno 2014

Al Makola market

Il Makola market è un intero quartiere-mercato al centro di Accra. Edifici e strade accolgono venditori di ogni tipo in una calca che con queste temperature ci dà un'autonomia massima di due ore prima di dover scappare, disidratate e in un bagno di sudore.

Vale la pena però di affrontare Makola, perchè tutto è inusuale e incredibile per i nostri sensi, è un'immersione nella realtà africana che ci aiuta a comprendere la diversità culturale e a vedere diversamente gli Africani che lavorano sulle nostre spiagge e nelle nostre città italiane.

Purtroppo in questo quartiere non amano essere fotografati, e per rispetto e prudenza mi sono adeguata. Le foto sono poche e danno appena l'idea della folla, dei colori, degli odori, che ci colpiscono e ci stordiscono man mano che ci inoltriamo negli edifici e i vicoli del mercato.

Il pesce essiccato e la carne fresca, ma anche i granchi e i lumaconi giganti vivi sono esposti nelle ciotole sotto il sole in attesa di un compratore. Facciamo lo slalom veloci in mezzo a montagne di peperoncini piccantissimi, di gamberetti e vongole essiccate, zampe di maiale e cotenne, cipolle, banane plantain, e tanti altri alimenti indefiniti dall'odore forte e nauseante.

questa foto l'ho presa da internet
La giornata passa in attesa, sono così tanti i venditori che ci chiediamo ogni volta se ne valga la pena, quanti sono quelli che tornano a casa avendo venduto i loro prodotti.

Gli edifici sono per la maggior parte "scheletri di edifici", che accolgono ai piani i venditori all'ingrosso, e i fortunati ad avere una "boutique", che gli permette di chiudere la mercanzia per la notte e non doverla trasportare ogni giorno sul posto.

Si trova tutto, ma proprio tutto, il problema è sapere dove cercare...
Le prime uscite si fanno di solito con le espatriate già esperte, e poi una volta presa confidenza ci si lancia in esplorazione, alla ricerca essenzialmente di tessuti o di perle, il cibo per noi è meglio comprarlo al supermercato!

un negozio di tessuti: la scelta è difficilissima!

batik di tutti i colori e disegni
tessuti wax

la nostra merceria: ci si può entrare solo uno alla volta e spostandosi lateralmente, ma c'è tutto!

 LA FOTO DEL GIORNO:


domenica 30 marzo 2014

La fabbrica di tessuto Kente

I tessuti Kente sono tipici del centro del Ghana. La leggenda racconta che due amici, dopo aver imparato l'arte della tessitura osservando un ragno tessere la sua tela, riportarono la scoperta all'Asantehene, il re degli Ashanti, che adottò il tessuto come stoffa reale per le occasioni importanti.
l'attuale re Ashanti Otumfuo Osei Tutu II, vestito di kente e oro (foto da internet)
L'origine storica della tessitura a strisce risale all'11° secolo, ma il tessuto kente vero e proprio è nato nel 17° secolo nel regno Ashanti ed è stato adottato dagli Akan, l'etnia più diffusa in Ghana e Costa d'Avorio. E' ancora oggi tenuto in grande considerazione e indossato per eventi speciali, come cerimonie, matrimoni, funerali, e mostra lo status sociale di chi lo indossa.

I colori del tessuto hanno diversi significati: l'oro è il colore reale, del benessere, della gloria e purezza spirituale; il blu significa pace, armonia e amore; il marrone è il colore della madre terra, ed è associato alla guarigione; il verde alla vegetazione, alla crescita, al rinnovamento spirituale, e così via.

Appena fuori Accra c'è una "fabbrica" di tessuto Kente: un cortile con 4 o 5 tessitori, ognuno con il proprio telaio, che utilizza colori e disegni diversi.

L'ordito del telaio, lunghissimo, è mantenuto fermo e teso da qualche mattone. La striscia viene tessuta a pezzi regolari che vengono poi separati e cuciti tra loro per ottenere la larghezza del tessuto.

Mani e piedi lavorano velocissimi.

 Man mano che il lavoro avanza la striscia di tessuto viene arrotolata sul tondino.

Motivi geometrici e linee colorate vengono alternati. Ogni disegno ha il nome di una persona o di un evento storico, oppure è connesso ad un proverbio.


I bambini osservano noi...

Parte della produzione per noi occidentali: set e centro tavola, tovaglie, copriletti

Ecco invece come si usa il kente in Ghana:



Meanings of the colors in Kente cloth:
  • black—maturation, intensified spiritual energy
  • blue—peacefulness, harmony and love
  • green—vegetation, planting, harvesting, growth, spiritual renewal
  • gold—royalty, wealth, high status, glory, spiritual purity
  • grey—healing and cleansing rituals; associated with ash
  • maroon—the color of mother earth; associated with healing
  • pink—assoc. with the female essence of life; a mild, gentle aspect of red
  • purple—assoc. with feminine aspects of life; usually worn by women
  • red—political and spiritual moods; bloodshed; sacrificial rites and death.
  • silver—serenity, purity, joy; assoc. with the moon
  • white—purification, sanctification rites and festive occasions
  • yellow—preciousness, royalty, wealth, fertility, beauty
Designs and meanings:
http://www.kentecloth.net/kente-cloth-designs-and-meanings/


mercoledì 26 marzo 2014

Attraversando Agbogbloshie

Ieri con due amiche siamo andate in esplorazione alla ricerca di Makola 2, una parte di mercato dove trovare delle Beads particolari per la nostra collezione e produzione.
Per evitare di attraversare il mercato di Makola, enorme e caotico in cui si rischia di rimanere bloccati in auto per ore, abbiamo fatto il giro largo, attraversando il quartiere di Agbogbloshie.

Questo quartiere è tristemente famoso per la sua discarica di rifiuti informatici che provengono da tutto il mondo, e ne abbiamo avuto uno scorcio quando la nostra strada ha attraversato il torrente dalle rive coperte di spazzatura.

Purtroppo tanta gente qui si guadagna da vivere recuperando i metalli di apparecchiature elettriche e elettroniche, completamente ignara della tossicità dei roghi con cui bruciano i rifiuti tecnologici. Questa zona viene difatti chiamata "Sodoma e Gomorra".


La parte di Agbogbloshie che noi abbiamo attraversato è un enorme mercato all'ingrosso, con banchetti, laboratori, officine, tutto direttamente sulla strada.

Erano appena arrivati i camion dalla Costa d'Avorio, carichi di cipolle enormi, in quantità assurde. I sacchi enormi e pesantissimi sono venduti direttamente come tali oppure smembrati e ricomposti in cesti di dimensioni varie per la vendita al dettaglio. Le bilance? mai viste!

Effettivamente le cipolle, crude o cotte, non mancano mai nel cibo ghanese.

Questa donna con bimbo si riposa all'ombra, sotto al camion, seduta sulla bacinella che normalmente porta sulla testa con le mercanzie da vendere.

Bacinelle di peperoncini, secchi e freschi. In questo caso la misura è una grossa latta. Da notare la stazza della donna ghanese tipica.

Riciclo made in Africa: i bidoni vengono riutilizzati per fare dei barbecue, i cerchioni delle auto per fare dei fornelli.

Tutto rigorosamente fatto a mano, a cielo aperto.

Questa parte è dedicata al recupero dei ciclomotori: leva un pezzo di qua, mettine uno di là, si creano delle fantastiche moto "quasi" nuove!

 Piccoli peperoni gialli locali a profusione,

tuberi in vendita all'ingrosso...

...  e comprati per essere rivenduti nel proprio quartiere. Quanto potrà pesare una bacinella così piena?

Ed ecco infine uno dei banchetti di Beads a Makola 2, dove tutte e tre abbiamo lasciato un po' di soldini, dopo lunghe trattative. Ma guardate come sono felici: mi sa che dovevamo trattare di più!